Quando il mio maestro di chitarra mi disse che la Zoom aveva fatto uscire una pedaliera davvero valida, la Zoom G3, gli risi davanti! Ma dai, avevo ancora in mente quelle robacce di plastica di inizio millennio impossibili da programmare e dai suoni… Beh, diciamo diversamente discutibili.

In più in quel periodo (2014) ero il felice possessore di un TC Electronics Nova System, che in quanto a suoni davvero era una cosa fantastica. Mai avrei pensato che la Zoom G3, presentata al Winter NAMM 2011, potesse mai essere di qualche interesse. Invece mi disse che stavolta la Zoom aveva fatto centro con un prodotto avvero innovativo e valido, che se l’era comprata e ci suonava pure in giro.

Ok, dissi, fammela vedere. E sentire. Detto fatto, tira fuori questa compattissima pedaliera con lo chassis completamente in metallo a parte il frontale, della forma di 3 singoli stompbox messi uno accanto all’altro, con i relativi pomelli per le regolazioni.

E infatti il grande punto di svolta della Zoom G3 è proprio questo: l’intuitività di utilizzo. La puoi programmare come se ogni slot fosse un pedale singolo a se stante, con gli stessi controlli di quelli reali, diposti pure allo stesso modo!

Caratteristiche

Estremamente robusta, leggerissima e compatta. 175 x 55 x 225 per il modello G3, mentre siamo a 175 x 55 x 330 per la G3X, quella con il pedale di espressione integrato. In alternativa alla G3X si può acquistare la G3 e poi il pedale d’espressione Zoom FP02M a parte. Unico particolare è che quello integrato nella G3X ha anche l’interruttore di attivazione, stile Crybaby o Vox, per intenderci, l’FP02M no.

Al suo interno ha un un processore digitale a 32 bit con la possibilità di memorizzare 90 preset completamente programmabili (ecco, meglio, perchè quelli in dotazione sono… ehm…). Inizialmente per ogni patch si potevano mettere solo 3 elementi. Tuttavia, subito dopo la sua uscita la Zoom pubblicò un aggiornamento al firmware che oltre ad aggiungere modelli di ampli ed effetti, espanse la possibilità di inserire 6 elementi a patch. Si cominciava a ragionare.

Ci sono 13 modelli fisici di amplificatori più innumerevoli pedali divisi in 7 sezioni di pedali, (dynamics, filter/eq, drive, modulation, delay, reverb, sfx), palesemente richiamanti modelli famosi ma con il nome storpiato. I tre footswitch possono essere usati per accendere/spegnere i singoli pedali, oppure per variare tra le patch. Alla fine, la filosofia di utilizzo si divide in due scuole: usare una patch, magari per canzone, accendendo/spegnendo i singoli pedali simulati, oppure cambiare i suoni in corsa passando tra le varie patch. Decisamente consiglio la prima, per praticità e tempi di latenza. No way.

Per finire, abbiamo: accordatorelooper (40 secondi con una traccia e 20 a traccia se ne registriamo due), batteria elettronica incorporata, interfaccia USB con cui connettersi al computer per modificare le patch o usarla come scheda audio esterna. Tutto qui? No, c’è anche il software Zoom Edit&Share, con cui si possono programmare le patch direttamente da computer, anche mentre si suona, e salvarle su un file a parte.

Praticamente, se vi si rompe la Zoom G3, magari prima di un concerto, potete prenderne un’altra qualsiasi, collegarla a un pc e passarle il file con tutti i settings delle patch che vi siete fatti e che avete con voi nella penna usb che tenete in tasca. Una bella comodità, no?

Ok, ora tutte le pedaliere digitali lo consentono, ma io venivo dal Nova System, e… beh, non era esattamente così pratico. Inoltre era immensamente più grande e pesante, per programmare i preset era completamente vecchia scuola e.. andava alimentato a 230V. L’avevo integrato nella Behringer PB1000, ma non era esattamente pratico.

L’alimentazione è la classica a 9V con negativo centrale (comodo se volete integrarla in pedaliera), oppure direttamente dal pc con il cavo usb.

Caratteristica importante è che si possono disporre gli effetti come si vuole (ovviamente al massimo 6), nel senso che si può ripetere lo stesso identico effetto più vuole se si vuole, come delay in cascata, o anche due o più wah. Perfetta per sperimentare qualsiasi suono.

Suono

La comodità della Zoom G3 è che la puoi usare all’ingresso di un ampli come invece direttamente nel mixer con la simulazione degli ampli. Parto subito dal dire che di tutti i suoni che ha me ne sono davvero piaciuti pochissimi, ma con quelli almeno faccio di tutto. Principalmente suono dal jazz al blues finendo sul rock/grunge, quindi utilizzo puliti chiari e distorsioni che vanno da un leggero increspamento a un lead carico di medi. Il tutto con un leggero delay alla fine.

Personalmente sono arrivato a utilizzare una sola patch, con cui però faccio di tutto. Poi in casi particolari, ad esempio se mi servono modulazioni particolari, mi creo altre patch specifiche, ma quella di base mi basta per il 95% delle situazioni.

La mia patch di base è composta da: Pedal Vx (Freq = 12, DryMX = 0, Level = 110) –> M Comp (THRSH = 46, Ratio = 1, Level = 100, ATTCk = 1) –> T Scream (Gain = 82, Tone = 90, Level = 31), questo lo uso per i crunch spinti, abbassando il volume della chitarra ottengo un ottimo pulito increspato, migliore di quello che avrei usando la distorsione degli ampli, toppo spinta –> T Scream (Gain = 82, Tone = 74, Level = 40) questo lo uso per spingermi nei lead con una buona crema –> FD Combo (Gain = 30, Tube = 50, Level = 60, Treble = 65, Mid = 50, Bass = 52, Presence = 65, CAB = MS 1959 4×12) se devo uscire nel mix lo accendo altrimenti se mi attacco all’ampli lo spengo –> DLY+REV (DlyTm = 180, DlyMx = 36, RevMx = 12, DlyFB = 36, Level = 100).

Ad esempio ne ho un’altra identica dove ho sostituito il compressore con il Pitch Shift, per abbassare di mezzo tono quei brani che lo richiedono, mentre se so che non ho bisogno di uscire dall’impianto lo slot dell’amplificatore si libera, come quello del wah se non lo uso.

Qui c’è un video di presentazione della Zoom G3, che spiega un po’ le varie caratteristiche:

Amplificatori

L’FD combo è l’unico che mi sia piaciuto. Ha davvero un bel suono, soprattutto se abbinato a una cassa MS 1959 4×12. Direi che nel pulito ricorda quasi più un Marshall che non un Fender (di cui è la chiara riproduzione). Ha un bel suono chiaro e con un buon attacco e mangia anche bene i pedali virtuali. Gli altri per me sono stati una delusione.

Ah, l’ampli lo setto pulito, perchè usare la distorsione di cui è dotato incasina troppo il suono. Peccato per le riproduzioni del Marshall e dei Vox, che davvero non mi hanno convinto, troppo spinti nelle distorsioni e poco usabili nel mix, semplicemente non hanno corpo e non si esce.

Qui c’è un altro video dov’è spiegato come settare gli ampli per creare un buon suono pulito, da cui mi sono ispirato per creare il mio suono di base:

Overdrive/Distorsioni

Idem com per gli amplificatori, mi sono piaciuti solo il T Scream, ovvia riproduzione del Tube Screamer, e il Guv’nor, del suo omonimo della Marshall. Il suono del non è identico all’originale ma ci si avvicina parecchio (anche se con meno corpo), forse quello simulato ha più distorsione. Il T Scream ha una bella botta e una bella dinamica, il che aiuta sia a uscire nel mix sia a… essere distorti senza esserlo troppo, nel senso che il suono non è confuso, sembra pulito.

Il Guv’nor ha molta meno distorsione del T Scream, il che lo rende utilizzabile per suoni leggermente increspati, ma ha anche molto meno corpo quando si suona dal vivo (chiaramente è meno spinto sui medi). Gli altri li trovo troppo distorti o zanzarosi, si perdono nel mix e hanno un brutto suono. Quando si aumenta la distorsione il suono un po’ si confonde, anche se ha meno gain del T Scream.

Delay/Reverb e modulazioni

Ecco, questo è il vero punto forte, inaspettato, della Zoom G3. Sono proprio belli! C’è di tutto e sono davvero realistici, perlomeno non credo che dal vivo qualcuno sarebbe davvero in grado di distinguerli da altri analogici ben più blasonati.

Zoom G3, 8 anni dopo?

Il problema è che se con l’aggiornamento che portò da 3 a 6 gli elementi per patch si cominciò a ragionare, subito dopo ci si fermò! Non sono più stati fatti aggiornamenti di rilievo, e anche il software che consente di editare le patch agevolmente da computer (praticamente metà della praticità della G3) è stato lasciato cadere nel dimenticatoio. Su Windows no problem, ma su Mac ve lo potete scordare di usarlo, visto che è a 32 bit. Io che ho il Mac sono costretto a virtualizzarmi una macchina Windows. La Zoom G3 è una pedaliera con delle possibilità hardware che vanno bel oltre a quanto il suo firmware riesce ad farle esprimere.

La ricerca dei suoni e la loro modellizzazione fanno costantemente passi avanti avanti e Zoom persegue questa ricerca, riversandola nei suoi nuovi prodotti, come la G3n, G1X o l’ultimissima G11. Peccato che nessuno dei prodotti successivi alla G3 abbia mai avuto, a mio parere, la sua stessa combinazione di praticità e completezza. Ad esempio la G3n non ha al suo interno una scheda audio! Anche gli stessi shermi dove si visualizzano i parametri dei singoli effetti sono molto più piccoli. Ed è incredibilmente plasticosa. Sembra quasi che Zoom non volesse aggiornare la G3 perchè altrimenti avrebbe affossare le vendite dei modelli successivi… Personalmente credo sia meglio progettare meno prodotti ma davvero di successo, mantenendoli attuali con opportuni aggiornamenti.

La cosa stra positiva è che la Zoom G3 è tutt’ora piena di appassionati che ancora creano nuove patch. Se volete perdervi a provare un’infintà di patch diverse (…e completamente gratuite!) vi consiglio questo sito: https://guitarpatches.com/patches.php?unit=G3, davvero ricco e continuamente aggiornato! Ma attenzione, vi avviso, ce ne sono talmente tante che perderete serate intere a provare nuovi suoni! 😀

Conclusioni

Pro/Contro

Pro: robusta, leggera, piena di effetti, tra cui amplificatori, overdrive/distorsioni, riverberi/delay/modulazioni (ottimi!), uscita XLR per collegarli al mix (ma ci si può connettere anche da una delle due uscite sbilanciate), uscite stereo, simulazioni di ampli, alimentabile a 9V standard, interfaccia usb per il pc, funziona da scheda audio, programmabile via Edit&Share da pc, patch salvabili su file, accordatore (bello luminoso, in più che permette anche di interrompere il segnale), looper, COSTO!

Contro: l’accordatore non è precisissimo, il looper se usato insieme alla batteria integrata ha un pre-conteggio che fa slittare la batteria e ti manda fuori tempo, le simulazioni degli ampli e delle distorsioni non sono il massimo, non è possibile assegnare una patch a ogni footswitch, il meccanismo per il cambio non è praticissimo dal vivo, come l’accendere/spegnere i restanti 3 dei 6 pedali nella patch non visualizzati (vanno premuti due footshich alla volta).

Quindi, ne vale la pena?

Certamente sì! Per quello che costa è una macchinetta meravigliosa. Io ne ho due ad esempio, una G3 che tengo sempre in pedaliera e una G3X che uso come backup o semplicemente se ho poco spazio a disposizione e voglio avere tutto in uno stompbox piccolo e leggero. Su mercatino musicale o reverb.com usata si trova a circa 70/80 euro la G3 e poco di più la G3X.

In particolare le modulazioni sono il suo punto forte e forse qui andiamo in quello che è il vero vantaggio della Zoom G3 (meno della G3X, viste le dimensioni): integrata in pedaliera, dopo delle distorsioni generate da pedali di qualità, la G3 è un coltellino svizzero. Se poi in un particolare pezzo e solo per quello abbiamo bisogno ad esempio di un flanger, non serve comprarlo, ma abbiamo tutto lì. Oppure come backup dell’intera pedaliera. O come backup dell’ampli se non si rompe. Oppure per registrare entrando nel pc.

Insomma, assolutamente da avere in pedaliera, alla fine della catena effetti. Ma anche solo sulla scrivania come scheda audio per suonare da pc senza rompere le balle ai vicini.

Ah, ne esiste anche una versione per basso, rossa, la Zoom B3 😀

Pubblicato su musicanza.it il: 10/05/2020.